Attachment e psicoanalisi

Mi inserisco, da bonaccione, sulla mailing list, per segnalare un argomento di rilevanza modesta, che interessa da vicino il nostro ruolo di operatori informatici.
Ho notato che alcuni colleghi gradiscono utilizzare l'attachment come modalità di comunicazione.
Si tratta di un trend che non è stato mai ufficialmente incoraggiato. Anzi quando se ne è presentata l'occasione, il nostro webmaster, sottolineando l'eccedenza del mezzo rispetto al fine, ha giustamente consigliato di mantenere lo scambio di brevi messaggi nell'alveo della posta elettronica.
Quando il file ha dimensioni ingombranti, l'attachment assomiglia ad un grosso tir che vi viene addosso con estrema lentezza ma non lo potete scansare. Si tratta quindi di una comunicazione un pò invasiva che dovrebbe presupporre la preventiva disponibilità del destinatario. Su questo siamo tutti d'accordo.
Ma come si conciliano queste esigenze di correttezza, che impongono un uso molto cauto dell'attachment, con la curiosità e la voglia di sperimentazione informatica che si sta diffondendo fra i notai e che trova espressione nel tentativo di utilizzo di una comunicazione più sofisticata?
La domanda è questa: alla base dell'uso, sia pure maldestro, dell'attachment, può riconoscersi una motivazione psicologica di segno positivo, tale da meritare la bonaria ed affettuosa comprensione della categoria? Oppure vogliamo che la nostra crescita informatica venga bloccata sul nascere?
La politica di demonizzazione dell'attachment ha mortificato le istanze di sperimentazione di molti notai riconducendole nel più ristretto campo della posta elettronica, cioè nel campo dei files di puro testo. Eppure la voglia di sperimentazione informatica è grande e si è rivelata così vitale e incoercibile da trovare spazio anche nell'arido settore del formato Ascii. Questa è, a mio giudizio, la chiave di lettura di alcuni quesiti che sporadicamente compaiono nella mailing list, quei quesiti che lasciano un pò meravigliato Paolo Piccoli e che vengono talora giudicati da Luciano Amato, con garbato eufemismo, "di scarso peso specifico". In realtà, bisogna saper leggere fra le righe. L'attenzione del mittente non è minimamente concentrata sul contenuto del quesito, del quale probabilmente già conosce la soluzione. Quello che veramente interessa al mittente è di verificare se, in un contesto multipiattaforma, le vocali accentate vengano bene usando l'apposito tasto in luogo dell'apostrofo senza che, nel loro viaggio attraverso la rete, giungano al destinatario falsate e sostituite da inspiegabili quadratini o da altri inestetismi grafici.
In questo encomiabile quadro di sperimentazione informatica, l'attachment potrebbe svolgere la funzione di locomotiva trainante. Si aprirebbero nuovi orizzonti di conoscenza, primo fra tutti quello dei formati di interscambio, sui quali, al momento, la categoria mostra scarsa sensibilità. Anche in questo campo il nostro webmaster avrebbe un'infinità di cose da insegnarci.
Facciamo un esempio realistico, tratto dalla vostra esperienza professionale di tutti i giorni.
Vi siete infiltrati nello studio di un collega del quale siete invidiosi ed avete notato che, appeso nella sala d'aspetto, c'è l'ultimo numero del calendario di Playboy.
Vi trovate di fronte ad un caso subdolo di concorrenza sleale?
Il vostro senso etico vi impone di spedire un immediato quesito alla commissione deontologica.
Ma come far pervenire all'austera commissione le immagini delle graziose conigliette? Non avete il formato TMF (top model format) che riterreste il più appropriato. Ripiegate allora sul formato RTF, avendo notato che i notiziari vi arrivano tutti i giorni in questo astuto formato di interscambio e pure voi, che siete imbranato, riuscite a leggerli.
Errore!! Si tratta di un formato che resta insensibile al fascino delle top models. La commissione deontologica avrà solo la possibilità di leggere le vostre moralistiche considerazioni ma non avrà gli elementi fotografici per giudicare nel merito.
Avete sentito dire, nei discorsi che si fanno al bar, che il PDF è lo standard del futuro. E' come girare il mondo con un interprete che conosce tutte le lingue e si fa capire da tutti gli interlocutori, anche da quelli che conoscono poche parole e poche immagini, perché parla direttamente alla loro stampante e in più si rende visibile. Questa idea vi sembra buona, fino al momento in cui scoprite che la generosità della casa produttrice vi ha reso disponibile solo la parte passiva del programma, mentre il vostro senso di risparmio informatico vi ha impedito di acquistare la parte attiva.
Decidete allora di fare un salto di qualità e di fabbricare un documento che stupisca amici e conoscenti. Andate alla ricerca di un compilatore Html perché non avete voglia di impararvi quell'assurdo linguaggio. Ma le conigliette di Playboy avranno il suffisso giusto? Il browser riuscirà a vederle?
A questo punto siete assaliti da un dubbio. Non è certo prudente affidare alla rete un plico così delicato. Il vostro maligno collega potrebbe intercettarlo e sostituire le foto delle top models con quelle del matrimonio della Pivetti, allo scopo di attenuare le sue responsabilità ed aggravare le vostre.
Bisognerebbe impacchettare il tutto ricorrendo alla crittografia, con la quale vi stanno tormentando da tempo senza pietà.
Ma questa roba del PgP non vi trova granché preparati. Essendo una cosa segreta nessuno ve l'ha mai spiegata in termini comprensibili.
In effetti avete tentato ripetute volte di scaricare il programma dalla rete e alla fine, dopo un download durato diciannove ore, ci siete riusciti. Però poi non sapevate cosa fare e avete rimandato alla fine del 98 lo studio di quel disgustoso programma. In segreto, tifate per un rinvio sine die dei temuti regolamenti di attuazione. Nel frattempo, a quei pochi che la chiedono, negate con cortese fermezza l'accesso alla vostra chiave pubblica, adducendo vaghe e sconclusionate motivazioni relative alla sicurezza. Voi soli sapete come sta la faccenda. Il finger print che da qualche tempo figura nella vostra signature, destinato a divulgare una immagine di notaio in linea con le attuali tecnologie informatiche, in realtà non è stato generato dal programma ma ve lo siete fatto da soli, digitando delle lettere a casaccio scopiazzate dall'impronta digitale dei colleghi più esperti.
Allora come farete ad uscire da queste frustrazioni informatiche?
Dovrete sottoporvi a lunghe e costose sedute di psicoanalisi?
E se lo psicanalista, indagando nel profondo della vostra coscienza, scoprirà che da piccoli vi è stato negato l'attachment?
Chi se la prende questa responsabilità?