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I GOA NON FANNO GOAL
Dopo le prime interviste a caldo rilasciate dagli organi
istituzionali, è giunto il momento di fare una analisi seria ed obiettiva
per cercare di capire come mai ogni ragionevole previsione sia stata disattesa.
E' ormai inutile contare i numeri per trarre dai numeri conclusioni allarmate.
Noi non dobbiamo guardare i numeri, ma dobbiamo, a questo punto, chiederci
perché. Dobbiamo cercare di capire come mai la disponibilità
preannunciata di circa ottocento notai a ricoprire il prestigioso ruolo
di giudice onorario aggregato si sia tradotta, di fatto, nella presentazione
di sole otto domande.
Indifferenza, insensibilità, mancanza di concentrazione?
Questa diagnosi sembra confermata dal breve scambio di battute che abbiamo
avuto con il dr. Lippi, il quale si è gentilmente concesso ai nostri
microfoni prima di rientrare nello spogliatoio. "Come spiega - abbiamo
chiesto al notaio Lippi - la distanza fra le ottimistiche previsioni della
vigilia ed il deludente risultato finale? Non le sembra incoerente dare
la propria disponibilità nella prima fase dell'operazione per poi
ritirarla nella fase successiva? Cosa risponde al suo Presidente che aveva
chiesto alla squadra una forte dimostrazione di sensibilità rispetto
alle esigenze del Paese?".
"In effetti - ha ammesso il collega Lippi - dopo aver giocato un ottimo
primo tempo siamo calati un attimino nella ripresa. C'è stato un
improvviso allentamento della tensione in tutti i comparti, nessuno escluso.
Restavamo arroccati nella nostra metà campo senza mai riuscire a
raggiungere la porta del tribunale. E' stata una partita stregata".
Per niente convinti delle vaghe spiegazioni del mister, abbiamo proseguito
l'indagine e ne abbiamo tratto la sorprendente conclusione che la categoria
non è rimasta distante ed insensibile ma, al contrario, ha dimostrato
un interesse ed un entusiasmo che solo la ferrea rigidità dei regolamenti
e gli insormontabili cavilli burocratici sono riusciti a spegnere.
Abbiamo raggiunto telefonicamente un chiacchierato notaio riminese per chiedergli
se avesse intenzione di presentarsi in veste di giudice all'appuntamento
con la giustizia. "Devo ammettere - ha dichiarato il simpatico pensionato
- che sono anch'io un aspirante goa, ma la mia domanda, per un involontario
errore commesso dal Consiglio Notarile in sede di formulazione del parere,
rischia di venire bocciata. Per migliorare il mio punteggio in graduatoria
il Consiglio Notarile ha voluto precisare che la branca del diritto nel
quale si è prevalentemente svolta la mia attività professionale
è quella del diritto penale. Questo eccesso di pignoleria finirà
col nuocermi perché sembra ormai chiaro che le sezioni stralcio riguardano
il processo civile".
Se il disappunto dei candidati di fronte alle leggerezze dei Consigli Notarili
appare comprensibile, neppure il legislatore va esente da critiche per la
superficialità e l'improvvisazione con cui ha trattato il tema dei
requisiti soggettivi necessari per assumere le funzioni di giudice onorario
aggregato. Raccogliamo lo sfogo di un giovane collega, che punta il dito
contro il chiaro contenuto discriminatorio del bando di concorso a goa.
"Come tutti i notai dell'ultima generazione, non sono laureato in legge
ma in informatica. Per l'iscrizione nel ruolo, i consigli notarili già
da tempo non richiedono più la laurea in giurisprudenza, che serve
solo a fare punteggio nei concorsi di trasferimento ma non è di nessuna
utilità ai fini della preselezione o dell'esercizio dell'attività
professionale. Proprio non capisco perché per il concorso a goa abbiano
riproposto il requisito della laurea in legge che era ormai caduto in desuetudine".
Alcuni notai hanno attribuito la responsabilità della defezione alla
disorganizzazione della macchina amministrativa. "Le segreterie delle
sezioni stralcio - ha spiegato un collega che, per ragioni di riservatezza,
preferisce non comparire - non si sono ancora attrezzate, almeno in questa
prima fase di rodaggio, per spedirci via fax le sentenze bell'e pronte,
così come fanno le banche con le bozze dei mutui. E' la solita storia
della pubblica amministrazione che scarica sul cittadino la sua inefficienza!
Non escludo comunque, quando questo problema sarà superato, di fare
anch'io la mia parte".
Non manca chi si è visto costretto a ritirare la propria candidatura
a causa di un profondo personale dissenso nei confronti delle scelte di
politica giudiziaria fatte dal legislatore. "Avevo aderito con entusiasmo
all'iniziativa - ci ha confidato un collega che preferisce restare anonimo
- fin quando non ho appreso che il giudice onorario aggregato è tenuto
a decidere secondo diritto e talvolta secondo equità. Io invece credevo
di dover decidere le cause secondo sorteggio. Avevo già pronta la
bozza del verbale che prevede di imbussolare in un'apposita urna le comparse
conclusionali e di procedere quindi all'estrazione a sorte dopo aver bendato
gli avvocati. Ero e rimango convinto - ha concluso con grande coerenza il
pragmatico notaio - che il modo migliore per smaltire l'arretrato della
giustizia civile sia quello di affidare al sorteggio la definizione degli
interessi in conflitto". 
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