Interventi sul Cineforum del Ghiro


Titolo: Un viaggio chiamato amore
Commento: Un′attempata signora di buona famiglia afflitta da palesi squilibri psichici si invaghisce di un montanaro illetterato del pari squilibrato ma, a differenza della protagonista, riconosciuto come tale e perciò affidato ad un "tutore mentale". La storia prosegue con la donna - di cui alcuni flashback ci rivelano che mignotteggia a destra e a manca fin dalla più tenera età - che cerca in tutti i modi di vanificare i tentativi del giovane di raggiungere la sanità mentale, costringendolo a mandare a memoria decine di frasi sconnesse che ai due, nel comune delirio, appaiono pezzi di sublime poesia.
Durante una cena di capodanno, la folle costringe il poveretto a recitare uno di questi sproloqui, complici i padroni di casa, coppia di altoborghesi toscani del tutto digiuni di letteratura ma con velleità di mecenatismo.
Oppresso dalla pazzia che dilaga intorno a lui, il povero montanaro, ignorante e mentalmente disturbato, ma alieno dalle malriposte ambizioni artistiche della sua amante e dei suoi ospiti, rinsavisce momentaneamente e cerca di liberarsi della sua aguzzina sbattendole più volte la testa contro un muro. I padroni di casa, preoccupati che il gesto dell′uomo possa lesionare i muri della avita casa di campagna, fanno internare lo sventurato in manicomio.
Nonostante la storia si svolga in un′epoca in cui le patrie lettere fiorivano, il soggetto riesce a non cadere nella trappola dell′intellettualismo: non si fa il benché minimo riferimento ad alcuna tematica culturale, e l′ambiente in cui si muovono i protagonisti è magistralmente reso nella sua realtà di borghesia italiana media, nutrita di esaltazioni melodrammatiche ma priva di reale sensibilità artistica.
I personaggi sono del tutto indistinguibili da migliaia di loro contemporanei, ed in questa atmosfera di aurea mediocritas volutamente accentuata consiste larga parte del fascino del film. In questo contesto di generalizzata banalità, lo stesso tema della follia risulta ridicolmente futile, o troppo serio per la infima statura intellettuale e morale dei personaggi.
In sintesi, una corrosiva critica della mediocrità con pretese di elevazione intellettuale che a tratti sfocia in una gustosa parodia della piattezza del cinema italiano contemporaneo, sempre lanciato verso grandi temi di cui raramente si riesce a cogliere la complessità. A questo rischio sfugge il presente film, che è in ogni sua parte degno del tema prescelto.

Autore: Andrea Cavazzini
Data: 18/07/2015


Titolo: la settimana francese
Commento: chi sa parli! ossia: fateci sapere di piu′ qui in provincia cosa e′ la settimana fiorentina sul cinema francaise! vogliamo essere presenti alla cerimonia della legion d′onore e se Chirac il rincoglionito se ne scorda ci pensiamo noi ex-legionari! domenico e evviva Asterix!

Autore: domenico olivario
Data: 18/07/2015


Titolo: Otto donne otto canzoni
Commento: Aspettavo che fosse Woody, nel suo ultimo film (Odeon, Sala Amalfi, 7 €), a spiegare che solo i francesi sono in grado di fare e capire il cinema, quando non si tratti di cinema commerciale e fatto "ad occhi chiusi". Vedere per credere.
Monsieur Nisticò

Autore: Monsieur Fausto Nisticò
Data: 18/07/2015


Titolo: Chi sa qualcosa?
Commento: Si vocifera che Ghiro e Ghira riveveranno dalle mani del presidente Chirac la LEGION D′ONORE durante la settimana fiorentina dedicata al cinema francese.
E′ vero? Non è vero?

Autore: Maria Stuarda
Data: 18/07/2015


Titolo: Chi l′ha visto?
Commento: Non odo commenti sul film "Otto donne e un mistero". Come mai? Che c′è sotto?
Autore: Maria Stuarda
Data: 18/07/2015

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