Interventi sul Cineforum del Ghiro


Titolo: tre film
Commento: Addolcito dai festeggiamenti del 50°, il turco arriva a definire GRAZIOSI ben tre film.
Il primo è "Goodbye Lenin" dello sconosciuto e suppongo tedesco orientale Becker. Un devotissimo figliolo della DDR, per non turbare la mamma medaglia d′oro del socialismo, rimasta in coma durante i mesi cruciali del crollo del muro e della riunificazione tedesca e a rischio di infarto, ricostruisce in casa il socialismo reale.
La parte migliore della finzione è rappresentata dai finti telegiornali, confezionati su cassetta da un amico patito del montaggio e trasmessi su circuito casalingo, in cui si arriva a rivendicare la cocacola come invenzione sovietica e soprattutto a inscenare una caduta del muro dalla parte opposta, con esodo all′est dei tedeschi dell′ovest. Davvero GRAZIOSO, forse un po′ troppo spinta, e perciò leggermente poco credibile, la devozione del protagonista per la madre.
Stesso difetto per "Sweet sixteen" del ben conosciuto Ken Loach: carriera malavitosa (dallo spaccio di sigarette a quello di droga pesante) di un sedicenne della allezzitissima poor class inglese, motivato appunto da eccessivo amore per la mamma. Definito da molti "tragico", "disperato", ecc. è invece GRAZIOSO: la tragedia sta tutta nella delusione del protagonista per il fatto che la mamma preferisce vivere nella brutta casa del vecchio ganzo spacciatore anziché nel bell′appartamentino del figliolo pure spacciatore (mal di poco, non vi pare?); la grazia sta nel fatto che Loach ha evitato, una volta tanto, toni didascalici e umorismo forzato.
Su tematiche social-impegnate, il più GRAZIOSO è comunque "I lunedì al sole" dello spagnolo De Aranoa, definito dal Corriere "parente di Ken Loach": storie di cassintegrati frustrati, tematiche pesanti ma mano leggera. Ve lo segnalo (ai pisani) perché, rimasto in cartellone pochissimi giorni alla prima uscita, verrà riproposto a giugno all′Arsenale.

Autore: turco
Data: 21/07/2015


Titolo: 2 ipotesi una conclusione
Commento: la recensione del film di mel gibson. ora sta per cominciare il festival di cannes, apriti cielo. il cinefilo capisce al volo di che film si sta parlando. il critico e′ un alcolista e non sa nemmeno piu′ il titolo del film che sta recensendo. In tutti e due i casi e′ rincoglionito.
Ha ragione il Turco andiamo piu′ sull′esplicito.
Usciamo dai binari, e sbrachiamo un po′: a me mi e′ piaciuto di piu′ il film di Mel gibson di quello di Spike lee. Pero′ quello di spike e′ girato meglio, come dire a spike scorre meglio il film col montaggio, forse ha piu′ mestiere. Per essere incredibili sono tutti e due incredibili. Pero′ Mel gibson ha trovato una spiegazione per la TV spazzatura, l′idea e′ buona.
Ultimissima riflessione tutti e due sono confezionati benissimo, con grandi attori, non ci sono le sbavature che si vedono nei film italiani od europei che sembrano fatti da improvvisatori al confronto.
Ormai c′e′ un cliche′ alto. E′ come la banda d′affoli e la wiener phylarmonica. Infatti vincono le guerre.

Autore: il coccodrillo
Data: 21/07/2015


Titolo: La 25a ora
Commento: Spike Lee conferma la sua bravura nell′uso della musica e dei colori. Si conferma anche come il regista che sa trattare temi scabrosi (razzismo, criminalità, ecc.) in modo tranquillizzante per il ceto medio bempensante.
Monty, lo spacciatore di cui il film racconta le ultime 24 ore prima di andare in prigione, non potrebbe risultare più tranquillizzante di così: pulito, educato, ottimi studi (anche se prematuramente interrotti), sport salubri, ama i cani e i bambini, onora il padre (onorerebbe anche la madre, ma è morta), vive in un decoroso appartamento a Manhattan con la donna che ama (pur sospettandola responsabile della soffiata alla polizia).
Lo direste un bancario o un commercialista, invece è affiliato a una terribile banda di criminali (russi: non so se l′avete notato, ma ormai in tutti i film la malavita è solo più russa). Nonostante questo, frequenta delle ottime persone: i suoi amici sono professori e analisti finanziari.
Tutte queste brave persone sono desolate all′idea che Monty, un uomo così onesto e probo (tranne per il mestiere che si è scelto, che peraltro svolge con correttezza e cortesia) finisca in gattabuia. Perciò tutti si sentono in colpa per il crudele destino del bravo ragazzo: il babbo, perché non l′ha sorvegliato abbastanza da piccino, l′amico, perché non l′ha distolto dalla cattiva strada ai tempi della scuola, ecc. ecc.
Questi buoni sentimenti vengono sviscerati e spalmati lungo tutto il film, in modo prolisso e lagnoso, per fortuna ogni tanto interrotti dall′ottima musica che impedisce allo spettatore di addormentarsi. Non ci viene risparmiata neanche l′autocoscienza del protagonista, svolta nell′originalissima forma del monologo allo specchio.
Monologo che parte politicamente scorretto (bisogna pur ricordare al pubblico che sta guardando un film di Spike Lee, il coraggioso regista che affronta i temi scabrosi!) ma recupera nel finale: lo specchio dice a Monty che odia tutti - tassisti pakistani, venditori coreani, pallacanestristi neri, fancazzisti italiani - ma poi Monty dice allo specchio che in realtà odia solo se stesso per essersi rovinato la vita scegliendo una professione un po′ poco ortodossa.
La conciliazione con le variegate minoranze etniche (evocate - va detto - da belle immagini) viene del resto ribadita durante il tragitto verso il carcere.
La verità è che il nostro Monty è proprio fesso, un vero fesso col botto. Ciò che gli rende la prospettiva del carcere così tremenda (al punto da prendere in considerazione la prospettiva del suicidio) è la paura matta di essere inculato dai galeotti. Ora, il nostro eroe potrebbe cercarsi qualche protezione dentro la galera grazie ai colleghi e ai datori di lavoro che come ben si sa dalla gattabuia entrano ed escono in continuazione. Macché, non gli viene mica in mente. Pirlone com′è, fa invece un′altra pensata: si fa prendere a cazzotti nel muso da un amico, onde risultare meno attraente. "Oh, morettina, che occhi pesti hai!" gli diranno i galeottoni arrapati, e lo lasceranno in pace. Ammesso che davvero quei simpaticoni valutino la freschezza della pelle dei viso per decidere chi sodomizzare e chi no, cosa farà Monty quando guariranno le contusioni?
Ma lasciamo perdere questo bischero e torniamo al regista.
Per accreditarsi fino in fondo come Buon Americano (ma chi mai ne dubitava!) e personaggio gradito all′Establishment, Spike Lee ci infila anche due o tre riprese di Ground Zero (con bella musica di accompagnamento, lo ammetto) e una tiratina contro Osama Bin Laden. Abbiate pazienza, il trasgressivo-per-bempensati Spike, oltre a fare il regista, ha anche un′agenzia di pubblicità da mandare avanti, e di questi tempi è più prudente avere tutte - ma proprio tutte - le carte in regola.

Autore: turco
Data: 21/07/2015


Titolo: breve messaggio al coccodrillo
Commento: Coccodrillo, quando fai una recensione, per agevolare noi utenti dei cineforum dovresti indicare il titolo del film.
O ci dai un premio se indoviniamo? La tua ultima si riferiva a "Confessioni di una mente pericolosa": ho vinto?

Autore: turco
Data: 21/07/2015


Titolo: Chaos 2 (la vendetta)
Commento: Acciocché gli utenti del cineforum abbiano un′informazione obbiettiva, i buoni sentimenti di Padre Fausto vanno corretti col veleno del turco.
Eccomi dunque puntuale al vostro servizio.
Bisogna ammettere che, per essere un film francese, Chaos "si può vedere". Ma è bene sapere che si tratta di un film molto squilibrato, essendo composto di due parti di diversa ispirazione, fattura e provenienza. C′è infatti una trama abbastanza sostenibile, che presumo sia farina del sacco della regista Coline Serreau; e c′è un pesante inserto che proviene da un qualche Ministero (Politiche Sociali o Pubblica Istruzione, non saprei) che deve aver dato un bel contributo alla produzione.
Il primo tempo, che descrive la squinternata famiglia francese borghese e la spedalizzazione della giovane prostituta algerina Noemi, fa parte del "vero film", ed è effettivamente garbato e vivace, come dice Padre Fausto.
Col secondo tempo, e il riacquisto dell′uso della parola da parte di Noemi, parte il plot ministeriale* che ha lo scopo di illustrare, attraverso le esemplari tragiche vicende della bella prostituta, la disgraziata condizione della donna algerina, dalla A alla Z (niente ci viene risparmiato: dalla punizione delle adultere, alla vendita delle spose-bambine, all′avvio al marciapiede, all′inferno della prostituzione tra droga e violenza).
Si passa così bruscamente dalla commedia di costume brillante al trattato sociologico pesante, dall′intreccio vivace alla narrazione didascalica, con personaggi stereotipati, situazioni e dialoghi che hanno il tipico humor dei funzionari del Servizio Sociale.
Poi si torna al "vero film", che prevede la vendetta della prostituta: ma l′inserto ministeriale è durato troppo, ed è rimasto poco tempo per trattare il soggetto come si deve. Si va alla conclusione alle spicce, tirando via: sicché le vicende risultano poco credibili, l′umorismo degenera in farsa (vedi seduzione del marito francese borghese e del di lui figliolo per soprammercato - perché, poi? bah), la coerenza vacilla e comunque si corre per arrivare in fretta e furia alla scena finale, che la regista aveva comunque preordinato al fine di siglare il tutto da vera femminista doc: quattro donne di generazioni diverse siedono in silenzio di fronte al mare, accomunate dall′essersi lasciate alle spalle gli inutili fuchi (mariti, figli, fratelli, padri, lenoni).
Film a doppio registro, dunque, un po′ commedia un po′ pubblicità progresso, da cui si ricava una morale anch′essa a doppio registro: alle giovani immigrate algerine è riservato un destino di merda, se va bene sposeranno un laido vecchio cui faranno da serve, se va male saranno riempite di botte e avviate alla prostituzione (e questa direi che è una morale pessimista di sinistra); ma se sono bellissime, intelligentissime (al punto di diventare maghi della finanza compiendo sottobanco studi economici tra una marchetta e l′altra), dotate di astuzia volpina, volontà di ferro (al punto da disintossicarsi da sole in pochi mesi e senza ricadute nonostante la sorveglianza dei pappa) e irresistibile seduzione (al punto da farsi consegnare l′intero patrimonio di un vecchio ricchissimo coglione), vivranno felici e contente (e questa francamente mi pare una morale un tantino berlusconiana).
* Non scherzo sulla provenienza ministeriale del plot relativo alla vita disgraziata di Naomi: ho letto una vicenda straordinariamente simile in un fumetto francese destinato per l′appunto a una campagna contro la mortalità scolastica delle giovani immigrate arabe, con l′obbiettivo di convincerle a conseguire almeno il diploma di scuola secondaria prima di sposarsi.

Autore: turco
Data: 21/07/2015

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